Tra febbraio e maggio 2016 si è svolto nella Piana fiorentina il percorso di confronto pubblico sul nuovo aeroporto di Firenze-Peretola, promosso dai Comuni di Calenzano, Carmignano e Poggio a Caiano con il sostegno dell’Autorità regionale per la partecipazione della Toscana e il supporto di Cantieri Animati. Un percorso difficile, ad alta conflittualità , disertato dai committenti dell’opera (Enac e Toscana Aeroporti) e dalla maggior parte degli enti coinvolti (Regione Toscana, Comuni di Firenze, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa e Prato) con la motivazione che “ormai è tutto già deciso”. Non un Dibattito Pubblico, che sarebbe stato obbligatorio per la legge regionale 46/2013 e per il PIT approvato un paio di anni fa dalla Giunta e dal Consiglio regionali e che non è mai stato attivato nonostante le ripetute richieste e sollecitazioni, ma una sorta di suo “surrogato” dotato di minori risorse e minor incisività . Un percorso che ha dovuto andare a cercarsi da solo le informazioni, senza nessuna assicurazione sul fatto che gli esiti possano essere oggetto di una qualche considerazione. Un dibattito che in base ai principi della nostra “Carta della partecipazione” non meriterebbe la qualifica di processo partecipativo: mancanza di cooperazione, di fiducia, di informazioni, di equità , di armonia..
Un percorso di confronto però fortemente chiesto da oltre due anni da cittadini, comitati, enti, associazioni. Definito dall’Autorità per la partecipazione “quasi commuovente” per i suoi risultati numerici, per la perseveranza a superare gli ostacoli e tentare di coinvolgere i “convitati di pietra”, per il contributo volontario di tantissimi esperti e rappresentanti dei modi professionali che hanno messo insieme e condiviso i frammenti di informazione e competenza che ciascuno possedeva.
Ne è uscito un rapporto finale che cerca di ricomporre domande molto viarie e disordinate in un quadro di restituzione chiaro e razionale. Un rapporto sicuramente sbilanciato e “di parte” ma che mostra come dietro agli slogan dei poteri forti e alla comunicazione edulcorata e ottimistica di VolaFirenze ci sia un’altra “faccia della medaglia”, fatta di dubbi, incertezze, contraddizioni, problemi da risolvere. Non è cosa facile realizzare le opere pubbliche in Italia, ma quando si manifestano dei conflitti non volerne parlare ed etichettarli automaticamente come sindromi Nimby non è certamente una buona soluzione. Chi vuole realizzare un impianto o un’opera che impatta sul territorio deve imparare a dialogare con i cittadini con metodi e linguaggi adeguati. Come mai le buone pratiche in questo campo sono ancora così poche?
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