Ne parliamo con Caterina Cittadino, Presidente della Commissione nazionale Dibattito Pubblico (di Chiara Pignaris)
Il testo del decreto recante la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di snellimento delle procedure, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 129 del 31 maggio 2021, contiene anche importanti novità in tema di dibattito pubblico.
All’articolo 46 “Modifiche alla disciplina del dibattito pubblico” introduce infatti alcuni elementi che sicuramente possono contribuire al rafforzamento del dispositivo:
- la possibilità di individuare entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto, su proposta della Commissione Nazionale Dibattito Pubblico (CNDP), soglie dimensionali inferiori a quelle previste nel DPCM n. 76 del 10 maggio 2018 per l’obbligatorietà del dibattito pubblico, anche in relazione agli interventi finanziati in tutto o in parte con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC);
- l’istituzione su iniziativa della CNDP, sempre entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, di un elenco nazionale di soggetti in possesso di comprovata esperienza e competenza nella gestione dei processi partecipativi ovvero nella gestione ed esecuzione delle attività di programmazione e pianificazione in materia urbanistica o di opere pubbliche, cui conferire l’incarico di coordinatore del dibattito pubblico;
- la possibilità per la Commissione nazionale, in caso di inosservanza da parte della stazione appaltante dei termini di svolgimento del dibattito pubblico, di esercitare senza indugio i necessari poteri sostitutivi (con rimborso spese di missione per i suoi membri, che non percepiscono alcun compenso).
Queste novità sembrano accogliere diverse proposte contenute nel Manifesto per il dibattito pubblico sulle opere della transizione ecologica promosso da Legambiente insieme ad altre importanti associazioni, a cui anche Aip2 ha aderito. Sembrano anche tese a rafforzare il ruolo della Commissione nazionale dibattito pubblico, come ci conferma la presidente Caterina Cittadino, che abbiamo intervistato telefonicamente.
Pignaris: «Il nuovo decreto sembra indicare un cambiamento di rotta nella direzione di un rafforzamento del dispositivo del dibattito pubblico. Come valuta le modifiche introdotte?»
Cittadino: «Sono molto soddisfatta perché il decreto contiene quasi tutte le proposte che avevo avanzato al Ministro Giovannini: lui è convinto che per accorciare i tempi di realizzazione delle opere sia necessaria una reingegnerizzazione delle procedure che semplifichi i passaggi burocratici aumentando però la trasparenza e il dialogo sociale, perché la partecipazione è il primo passo per la legalità»
Pignaris: «A cinque anni dal decreto legislativo n. 50 del 18 aprile 2016, che istituiva il dispositivo del dibattito pubblico, la Commissione è finalmente completa e operativa, quali saranno le sue prime attività?»
Cittadino: «Abbiamo elaborato prima di tutto delle linee guida sulla normativa vigente, era un compito urgente poiché sta per partire un dibattito pubblico per un’opera molto importante: l’alta velocità per il Sud. Vorremmo inoltre elaborare delle indicazioni per le caratteristiche che deve avere il coordinatore del dibattito pubblico, in vista della formazione dell’elenco nazionale di esperti previsto nel decreto del 31 maggio. Ma soprattutto abbiamo intenzione di avviare una campagna di informazione sul tema, coinvolgendo l’Anci, l’Upi e le Regioni. Organizzeremo incontri nelle diverse aree geografiche, che impegneranno attivamente i membri della Commissione».
C. Pignaris: «In Italia parliamo di democrazia deliberativa da ormai quasi vent’anni ma ancora incontriamo scetticismo e diffidenza… molte opere con impatti rilevanti sono ancora escluse dal dibattito pubblico. Crede che i tempi siano maturi per arrivare ad un cambiamento di mentalità?»
C. Cittadino: «Ci troviamo in un periodo di grandi cambiamenti e questo rappresenta un’opportunità. Abbiamo al governo dei ministri tecnici che credono nella necessità del dialogo sociale e hanno una visione comune. Speriamo di realizzare delle buone esperienze che convincano dell’utilità dell’approccio partecipativo. Intendiamo comunque migliorare lo strumento del dibattito pubblico entro la fine dell’anno, poiché il DPCM n. 76 prevede che entro due anni dalla sua entrata in vigore (24/08/2018) la Commissione possa proporre al Ministro, a seguito della sua attività di monitoraggio, disposizioni integrative e correttive».
Come Aip2 auguriamo un buon lavoro alla Commissione nazionale dibattito pubblico e apprezziamo il significativo cambiamento di prospettiva del Governo rispetto al decreto-legge n.76 del 16 luglio 2020, a seguito del quale avevamo promosso un appello sottoscritto da oltre 140 esperti di processi partecipativi e politiche pubbliche poiché consentiva alle Regioni, su richiesta delle amministrazioni aggiudicatrici, di autorizzare la deroga al dibattito pubblico fino al 31 dicembre 2023. In quel decreto, che ci auguriamo sia superato dal nuovo testo di legge anche se in realtà non è esplicitato, la partecipazione pubblica veniva vista come un elemento di complicazione e di rallentamento delle procedure, invece che come modalità che facilita la decisione aiutando a migliorare la qualità della progettazione. Nel nuovo decreto, proposto dal Presidente del Consiglio insieme a sei Ministri con l’obiettivo principale di accelerare i procedimenti al fine di consentire un’efficace e tempestiva realizzazione degli interventi previsti nei due piani per la ripartenza del Paese (PNRR e PNC), la partecipazione pubblica è invece finalmente vista come utile ed imprescindibile.
La novità negativa è che per alcune opere individuate come necessarie e urgenti si prevede una riduzione della durata massima del dibattito pubblico a 30 giorni (invece di 120) e tutti i termini previsti dal decreto sono ridotti della metà. Si tratta in tutto di 10 opere che sono elencate nell’Allegato IV: sei linee ferroviarie (linea AV Salerno-Reggio Calabria; asse Palermo-Catania-Messina; opere di adduzione della linea Verona-Brennero; linea Battipaglia-Potenza-Taranto; linea Roma-Pescara; potenziamento linea Orte-Falconara); due importanti opere idrauliche (opere di derivazione della Diga di Campolattari in Campania, messa in sicurezza e ammodernamento del sistema idrico del Peschiera in Lazio) e due interventi in ambito portuale (potenziamento delle infrastrutture del Porto di Trieste e Diga foranea di Genova, per la quale il DP è già stato svolto in modalità on-line nell’autunno del 2020). Opere importanti e complesse attese da anni, che impattano ampi territori e che sicuramente meritavano spazi di confronto meno sacrificati e compressi.
Ci auguriamo che su questo punto possa essere introdotta una correzione prima della conversione in legge del decreto, prevedendo almeno la possibilità di una proroga su richiesta del Coordinatore del dibattito pubblico o della CNDP.
I processi partecipativi non sono semplici adempimenti procedurali e non consistono in una mera raccolta di osservazioni individuali: per essere efficaci e portare a soluzioni condivise hanno bisogno di tempi adeguati per il confronto non solo tra gli esperti ma anche tra questi e gli abitanti dei territori interessati dagli interventi. Se la finalità di questi percorsi è di giungere ad elaborare progetti migliori, più sostenibili e più accettati dalle popolazioni, dovrebbe essere chiaro a tutti che un paio di mesi di ritardo iniziale in fase di elaborazione del progetto sono ampiamente ricompensati da una maggior speditezza in fase realizzativa. Non dimentichiamo che in Italia numerose opere sono rimaste bloccate per decenni proprio a causa della mancanza di dialogo e di informazione delle popolazioni.
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