
Autore:
Fedele Congedo, relational designer – consulente OpenGov
Purché tu sappia, che la superficie del mare, non è il mare. Silvano Agosti
Questo nostro straordinario Paese è popolato di artigiani della partecipazione pubblica. Sono tutti coloro che perseguono il bene coinvolgendo piccole e grandi comunità, curando legami, tra le persone e le cose. Sono i rabdomanti, i cercatori di cambiamento, perché, come ci insegna Guglielmo Minervini, «da qualche parte ci deve essere il punto giusto per far sbandare la rassegnazione.»1
Con alcuni di loro ho vissuto diverse avventure. Legami e relazioni mi hanno condotto sul greto della cura, con compagni e compagne di viaggio straordinari2. Li ho visti tradurre la propria vita nell’atto continuo di accogliere e di ringraziare, nel sentirsi creati come incessante ordinazione all’amore. È stata ed è la Grazia di Dio, che attorno a me hanno edificato. Le pratiche partecipative che abbiamo costruito insieme rendono visibili ai nostri occhi donne e uomini delle Istituzioni di prodigiosa sensibilità, cittadine e cittadini colmi di capacità ideative.
Giungo qui con la pienezza di tutto questo, imprevedibilmente ringiovanito nelle forze, riflettendo sul senso del nostro lavoro.
Che cosa significa per noi fare i facilitatori? Come incarniamo questa pratica nel campo della partecipazione pubblica?
Siamo ponti
Al centro del nostro fare c’è il sesto principio della Carta della Partecipazione:
6. Interazione Costruttiva
Un processo partecipativo non si riduce a una sommatoria di opinioni personali o al conteggio di singole preferenze, ma fa invece uso di metodologie che promuovono e facilitano il dialogo, al fine di individuare scelte condivise o costruire progetti e accordi, con tempi e modalità adeguate.
L’aspetto che più mi affascina della Carta è che i suoi dieci principi compongono una sequenza fenomenale, che dalla cooperazione conduce alla valutazione. Ogni principio ha carattere generativo e anticipa il successivo: l’interazione costruttiva è un ponte, tra il quinto principio ed il settimo.
5. Efficacia
Le opinioni e i saperi dei cittadini migliorano la qualità delle scelte pubbliche, coinvolgendo i partecipanti nell’analisi delle problematiche, nella soluzione di problemi, nell’assunzione di decisioni e nella loro realizzazione. Attivare percorsi di partecipazione su questioni irrilevanti è irrispettoso e controproducente.
L’interazione costruttiva si esercita su questioni rilevanti e persegue l’efficacia. Si compie per alimentare un flusso di consapevolezza: dall’analisi dei problemi alla decisione, fino alla realizzazione.
7. Equità
Chi progetta, organizza e gestisce un processo o un evento partecipativo si mantiene neutrale rispetto al merito delle questioni e assicura la valorizzazione di tutte le opinioni, comprese quelle minoritarie, evidenziando gli interessi e gli impatti in gioco.
Siamo immersi in Montale
Tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche…
I processi partecipativi illuminano per prendere decisioni migliori. Hanno un desiderio comune, un’intenzionalità condivisa: che tendano alla chiarità le cose oscure.
Se l’interazione costruttiva deve garantire neutralità e valorizzazione di un intero campo relazionale diversificato, possiamo iniziare ad immaginarla come un meccanismo d’illuminazione. Una discesa nel buio per vedere le stelle.
Siamo ossi di seppia. Le persone ci levigano, come fa il mare. La profondità dei discorsi ci rende poeti e la poesia non è nostra, è la voce delle persone: un canto per giungere all’essenziale.
Quando siamo dentro questo mare, iniziamo a capire che non possiamo solo fotografare la superficie dell’acqua. Così inizia l’immersione e tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche.
In un laboratorio di interazione costruttiva la musica è potente, proprio perché le voci che la reggono sono impermanenti. Quando si compie si dissolve, come fa ogni atto d’amore, come fa la nostra vita intera. Noi siamo lì a presidiare questo miracolo di senso ed è una notte stellata fino all’alba. Ne siamo testimoni. Per questa grandezza impermanente siamo chiamati a restituire la luce. Nella restituzione comprendiamo meglio la nostra vita e la nostra storia si compie, giorno dopo giorno, perché la luce resista. Perché alla fine dei nostri laboratori umani la musica cessa e finisce nel silenzio. Eppure questa strana e straordinaria epifania, che dura dalla notte al mattino, è potente. Nel governo di un’interazione costruttiva, dalla divergenza alla convergenza, attraverso il caos di un solo cielo comune, diventiamo esseri musicali e viviamo come in un’opera sinfonica. Le voci ci suonano, siamo strumenti musicali. Al centro del viaggio con gli altri, nel mutare della luce, non siamo soli. Osserviamo la chiarità che nasce dipanandosi sullo spartito che abbiamo predisposto per quelle notti: è la claritas3.
Il peso delle parole
La restituzione dell’interazione di un laboratorio non è solo adempimento e va oltre la natura della reportistica. È un’occasione importante per ricostruire il valore delle cose che le persone fanno in forma di interpretazione collettiva, per scelte, progetti e accordi, ma anche per vedere il futuro possibile, con una raccolta del senso delle parole, rese in filigrana, per ricostruire gli elementi analitici degli obiettivi4.
Nella partecipazione pubblica, la musica è pubblica. Onoriamo l’impermanenza restituendo la densità unica dell’incontro. Questa grazia del peso delle parole è traducibile in una letteratura istantanea, perché al percorso partecipativo sia riconosciuta una rilevanza culturale alla luce del sole, che non può essere ignorata da chi promuove la partecipazione pubblica.
Nei percorsi più articolati, i metodi, le testimonianze, i contributi vanno resi attraversabili: diventa fondamentale narrare con il massimo dettaglio possibile, descrivendo il senso delle architetture, le tappe, i percorsi, anche a rischio di ridondanza. Per questo, per quanto possibile, costruisco con i miei compagni di viaggio siti dedicati, pieni di documenti e di punti di accesso a lavagne navigabili, che crescono online durante l’attuazione del progetto partecipativo, con pagine descrittive e articoli per gli aggiornamenti in corso d’opera5.

Essere qui è veramente un dono
L’interazione costruttiva non può che essere una pratica artigianale. Sotto questo aspetto può tendere ad una costruzione di architetture corali, modellate in forma sinsemica6.

Le Intelligenze Motrici di Terzo Paradiso 2030. 6 laboratori degli Istituti Comprensivi si incontrano online in 3 derby, per trasformare 42 ideazioni in progetti ponte per 3 Istituti Superiori.
Ogni volta che accade trovo tracce di un’idea di felicità che mi è stata rivelata da un partecipante dentro un laboratorio di rigenerazione urbana. Era l’anniversario della morte di mio padre. Ed è stato un colpo di fulmine:
La felicità è avere accanto una persona significativa
Dopo molti anni vado ancora in giro a sparpagliare questa definizione potente, che ci fa capire che siamo già in sostanza felici, perché abbiamo avuto e abbiamo accanto persone significative. L’interazione costruttiva può aprire inattese finestre di felicità. Quando le persone ci dicono da vicino cose significative, possiamo catturarla la felicità e incarnarla con un ascolto vigile. Da quel momento in poi non possiamo sottrarci ad una restituzione profonda dell’intera interazione, perché si compia sotto le stelle una musica più duratura, fino al mattino. Ecco, questa mi sembra l’intenzionalità del sesto principio della Carta: esattamente quel carattere risultante dalla partecipazione attiva, che Husserl riconosce come la caratteristica della coscienza che tende a qualcosa, come a uno specifico oggetto e che nel caso dei percorsi partecipativi smuove la decisione dal suo stato di quiete7.
La chiarità a cui tende l’interazione costruttiva
Le Lezioni Americane di Italo Calvino8, programmate per l’autunno 1985 ad Harvard, incompiute, bellissime e postume per la sua morte improvvisa in estate, ci donano le proposte per il nostro millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. In un intreccio indissolubile, le parole di Calvino perseguono un’idea di letteratura e la stessa natura della creatività generativa di Gianni Rodari e del progettare di Bruno Munari.
Siamo chiamati sullo stesso cammino, per un possibile discorso sul futuro dentro un’interazione costruttiva che si fa letteratura quando i discorsi giungono alla consistenza: quella sesta qualità che Calvino non ebbe il tempo di riassumere, ma che ha numerosissimi addentellati nel resto delle Lezioni.
Le 6 proposte per il prossimo millennio alimentano e attualizzano tutta la Carta della Partecipazione. Ci orientano. Veniamo chiamati a compiere e restituire, in pienezza e in chiarità, leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità dell’interazione. Con queste qualità essa costruisce una consistenza che tiene aperto l’esercizio del possibile, per delineare le relazioni spaziali tra sistema e sistema, tra uomini e mondo. Relazioni sinsemiche di prossimità.
La sostanza ultima, ciò che rimane alla fine del processo, con la convergenza dei discorsi, è quella grazia costruita dai presenti: la continuità di tutte le cose. Una consistenza che si dilata, per includere maggiori quantità di informazione, senza perdere identità.
Perché un futuro aperto condensi con un passaggio di stato verso la consistenza, i discorsi ci devono rendere poetici, al punto di riuscire ad osservare e documentare un discorso collettivo, con una naturale coscienza sognatrice e scintillante, che ci restituisce la bellezza delle immagini prime. Dunque non solo una raccolta di informazioni ordinate e coerenti dal punto di vista di tutti, ma l’emersione di un terzo discorso: quella poetica della rêverie che Gaston Bachelard riconosce ai poeti e all’infanzia9.

Libri salvati, 14 maggio 2021. Scrittura in tempo reale eseguita su lavagna digitale durante un laboratorio online promosso dalla Biblioteca Nazionale di Potenza e dall’I.I.S. E. Duni – C. Levi di Matera. Ogni studente ha scelto una pagina di uno tra i molti libri censurati nel mondo in ogni tempo e lo ha intenzionalmente salvato leggendone un passo. La scrittura istantanea, a schermo condiviso, di tutte le letture è realizzata al centro, poi a sinistra e a destra, senza ripensamenti. Le letture hanno determinato un Terzo Discorso: autonomo, leggibile in ogni direzione, capace di dare voce ai libri salvati, che parlano di se stessi, rappresentandosi come una comunità vivente. La lettura dal basso verso l’alto è rivelatrice di una loro consistenza corale.
Varcata da tempo la soglia di questo nuovo millennio probabilmente dobbiamo riconoscere la legittimità e l’urgenza di portare nell’interazione costruttiva Calvino, Rodari, Munari, Bachelard e molti altri, perché la scrittura collettiva del senso generi visioni.
Il transito in prima persona, dall’Io al Noi
Il principio dell’interazione costruttiva, sesto nella Carta della Partecipazione come la sesta lezione sulla consistenza di Calvino, non è definitivamente scritto: è tutto futuro. È esercizio di letteratura che ripone fiducia in metodi e architetture artigiane fondate sulle prime persone e sul transito dalla prima persona singolare alla prima plurale.
Non siamo che un Noi, nelle nostre singole vite. A Napoli, le persone che non si conoscono continuano a darsi del Voi. Non per ossequio, ma perchè Tu che mi sei davanti, sei un Noi. Sei tuo padre e tua madre. Sei le tue sorelle e i tuoi fratelli, lo Zio Carmelo, Nonno Ciro e Nonna Concetta. Sei i tuoi figli, tutti i cugini e i tuoi nipoti non ancora nati. Sei una comunità. Sei generativo, sei una democrazia inevitabile.
La Pubblica Amministrazione per cui lavoriamo non può che essere un attivatore del campo generativo del Noi, un costruttore di un nuovo Umanesimo inclusivo. Ci chiede, ci deve chiedere, di costruire una danza in prima persona, tra singolare e plurale, dall’Io al Noi.
Per una neutralità prossimale
Per agire in interazione costruttiva e restituire la ricchezza profonda di un processo partecipativo, probabilmente occorre ripensare l’equidistanza e trasformarla in equiprossimità. Non esiste apprendimento e costruzione collettiva se non creiamo le condizioni per essere prossimi, gli uni agli altri, dall’inizio alla fine di un processo.
Mi piacerebbe chiamare questo stato in luogo del facilitatore neutralità prossimale e immaginare il facilitatore come designer di relazioni.
Il termine prossimale è riferito, in anatomia, agli elementi costitutivo di un organo, ai segmenti corporei situati più vicini a un punto di origine convenzionale, che per gli arti è la loro radice, per il tubo digerente la bocca, per i vasi il cuore, per i nervi il punto di emergenza dal neurasse, per le coste la colonna vertebrale10.
Nella teoria di Lev Vygotskij la zona di sviluppo prossimale (ZSP), o zona di sviluppo prossimo è un concetto fondamentale che serve a spiegare come l’apprendimento del bambino si svolga con l’aiuto degli altri. La ZSP è definita come la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale, che può essere raggiunto con l’aiuto di altre persone, che siano adulti o dei pari con un livello di competenza maggiore11. L’interazione costruttiva è analogamente una sfida per un apprezzamento fra pari, per ampliare apprendimento collettivo con l’aiuto degli altri, per portare in tensione lo sviluppo attuale verso un maggiore potenziale.
Siamo un’ecumene
L’interazione è costruttiva perché nutre il desiderio di essere ecumene12, comunità che è felice di essere in un territorio comune, un posto in cui si trovano condizioni ambientali favorevoli alla dimora permanente dell’uomo. Che cosa strana la danza, fra l’Io e il Noi: permanenza del desiderio di ecumene, impermanenza del prodotto co-creativo, permanenza delle ideazioni in documentazioni accurate, per incidere sulle decisioni. Ci muoviamo seguendo la musica: l’intenzionale generativa del processo partecipativo. Tutto questo ci attrae: è il nostro innamoramento, il desiderio di essere parte delle Istituzioni. E ci fa stare insieme, tutti insieme, dai decisori a funzionari, dagli esperti ai cittadini. Questa cosa muove il cielo e le altre stelle.
Dasein
Tutta la catena di senso dei principi della Carta della Partecipazione vede nello snodo dell’interazione costruttiva l’esserci filosofico delle persone, il loro Dasein. È il termine che corrisponde alla vita. Si usa per dire: sono contento della mia vita. Per Heidegger il Dasein, l’«esserci», è l’ente privilegiato, poiché è l’unico che si mette in questione, ponendosi il problema dell’essere: è l’uomo, in quanto è gettato nel mondo, sottoposto alle relative limitazioni, ma anche in grado di trascenderlo con un atto di libertà, facendone il progetto di atteggiamenti e azioni possibili13.
Come facilitatori restituiamo la voce delle persone come il loro esserci, il loro Noi nel presente, per il futuro. Lo facciamo perché essere qui, con loro e fra noi, è un dono concreto ed una grazia.
Noi ci siamo.
L’interazione costruttiva è un atto d’amore
Ci siamo se amiamo. Tutto questo lavoro è mosso dall’amore «…perché non esiste un amore sprecato, perché non esiste un emozione più grande di sentire, quando siamo innamorati, che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona, che non bastiamo noi stessi. E perché tutte le cose ma anche quelle inanimate – come le montagne, i mari, le strade, ma di più di più.. il cielo, il vento.. di più.. le stelle, di più… le città, i fiumi, le pietre, i palazzi… Tutte queste cose, che di per sé sono vuote e indifferenti, improvvisamente quando le guardiamo, si caricano di significato umano e ci affascinano… ci commuovono. Perché? Perché contengono un presentimento d’amore, anche le cose inanimate! Perché il fasciame di tutta la creazione è amore! Perché l’amore combacia con il significato di tutte le cose, “la felicità”! Sì, la felicità.»
Riferimenti:
1. Andrea Colasuonno, Che la sera ci colga lottando. Guglielmo Minervini. La vita. Il pensiero. E viceversa, Mesogea, 2022.
2. Fra questi non potrei non citare almeno Francesco Piero Paolicelli, Ilaria Vitellio, Carmen Ines Tarantino, Susan George, Germana Pignatelli.
3. Pulchritudinem rerum claritas orationis illuminat, la chiarezza del discorso esalta la bellezza degli argomenti, Quint.
4. Sul peso delle parole, l’intervento di Francesco Milella sui criteri di valutazione durante una tappa del monitoraggio partecipativo per il programma biennale dei luoghi della memoria della Regione Puglia.
5. Alcuni siti che documentano percorsi partecipativi che crescono come spazi di documentazione: Asteroide b167, La Nave sul Cocuzzo, Terzo Paradiso 2030, Luoghi della Memoria Puglia.
6. La sinsemia è la disposizione consapevole di elementi di scrittura nello spazio con lo scopo di comunicare attraverso le relazioni spaziali stesse, portando alla luce il rapporto fra parola e immagine, testo e paratesto.
7. Intenzionalità, Voce del Vocabolario online Treccani.
8. Calvino I., Lezioni americane, Sei proposte per il prossimo millennio, A. Mondadori Editore, 1993.
9. Bachelard G., La poetica della rȇverie, Edizioni Dedalo, Bari, 1972.
10. Prossimale, Voce del Vocabolario online Treccani.
11. Zona di Sviluppo Prossimale, Voce di Wikipedia.
12. Ecumene, Voce del Vocabolario online Treccani.
13. Dasein, Voce del Vocabolario online Treccani.
In copertina: Build-Up di Matera-Basilicata 2019. Scrittura istantanea dei discorsi da sinistra a destra e da destra a sinistra. La voce rossa di Paolo Dalla Sega (Università del Sacro Cuore) e quella blu di Linda Di Pietro (direttrice Indisciplinarte/Centro Caos) si intrecciano e determinano nuovi significati, leggibili in ogni direzione, per la programmazione di eventi e feste. Centro TILT di Marconia – Pisticci, 24 marzo 2018.
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